martedì 18 dicembre 2012

pitagora


Teorema di Pitagora


E' forse il teorema piu' noto della geometria ma non e' quello originale di Pitagora
Se vuoi vedere quello originale

In ogni triangolo rettangolo la somma dei quadrati costruiti sui cateti e' equivalente al quadrato costruito sull'ipotenusa


Cioe' Q1 + Q2 equivalente a Q3
Nei problemi sara' particolarmente importante la seguente forma del teorema
AB2 + AC2= BC2
Poiche' tale formula coinvolge 3 quantita' sara' sufficiente conoscerne 2 per trovare la terza
Passiamo alla dimostrazione
ipotesi
    BAC triangolo rettangolo    
tesi
Q1 + Q2 equivalente a Q3 


Prolungo l'altezza AH, in tal modo il quadrato Q3 venga suddiviso nei rettangoli R1 e R2
Per il primo teorema di Euclide Q1 e' equivalente a R1
per il primo teorema di Euclide Q2 e' equivalente a R2
quindi Q1 + Q2 equivalente a R1 + R2 = Q3
come volevamo

In lettere scriveremo
BC2 = AB2 + AC2

va pensiero


VERDI


Viva VERDI


Giuseppe Verdi, è noto, è uno dei più conosciuti e amati compositori italiani. Le sue opere, ancora oggi, sono messe in scena e ascoltate in tutto il mondo.

Ricordanze della mia vita, Luigi Settembrini

Viva VERDI

Il giuramento della Giovine Italia, Roberto Saviano

Nato nel 1813 a Roncole, nel Parmense, da una famiglia non abbiente, nonostante le non abbondanti risorse famigliari potè curare il proprio talento musicale, anche grazie all'intervento di alcuni mecenati.

Dopo una prima composizione, l'Oberto, che riscosse un moderato consenso, Verdi compose Un giorno di regno, opera che rischiò di compromettere la carriera del musicista dal momento che risultò essere un clamoroso fiasco.

Ma nel momento sicuramente più difficile della sua carriera, Verdi ebbe la possibilità di musicare un'opera destinata ad alimentare la sua fama fino ai giorni nostri: il Nabucco, la cui prima andò in scena alla Scala, a Milano, nel 1842. L'opera, il cui libretto è di Temistocle Solera, narra delle vicende degli ebrei durante la cattività babilonese (Nabucco è il re di Babilonia Nabuccodonosor) e dell'intervento divino in aiuto al suo popolo eletto. Il libretto risente molto delle simpatie neoguelfe del suo autore che, in questo senso, aveva una sensibilità diversa dal compositore parmense (e non stupisce, dunque, il ruolo di primo piano del pontefice Zaccaria come guida degli ebrei).

Il successo immediato e strepitoso dell'opera si dovette soprattutto al celebre coro "Va' pensiero", atto d'accusa degli ebrei contro la dominazione straniera. In quel 1842, per tutti i patrioti, il "Va' pensiero" non poteva che essere interpretato come un motivo antiaustriaco (per poter approfondire la trama dell'opera e ascoltare il coro, clicca qui).

Fu così che Verdi, che in seguito avrebbe scritto ulteriori e grandi pagine nella storia della musica, fu conosciuto anche come simpatizzante delle battaglie del Risorgimento e la leggenda vuole che, durante gli ultimi anni dell'occupazione austriaca del Lombardo-Veneto, la scritta "Viva Verdi" dovesse essere letta come "Viva Vittorio Emanuele Re D'Italia".

Il ruolo politico del compositore parmense venne suggellato, negli anni successivi all'Unità, dalla carriera politica dello stesso Verdi, deputato nel 1861 e, nel 1874, senatore. Quando Verdi morì, nel 1901, il popolo milanese partecipò in massa alle esequie, salutando in lui uno dei massimi protagonisti del Risorgimento.


 

improvvisazione


Improvvisare il proprio assolo non vuol dire suonare la prima cosa che passa per la testa.La creatività si deve muovere all' interno delle regole ben precise . Bisogna naturalmente seguire il ritmo dell' accompagnamento , ma è indispensabile anche rispettare l' armonia  , gli accordi del brano ; infine si deve concordare il momento e la durata del proprio assolo improvvisato .

lunedì 26 novembre 2012

IL PRE-JAZZ





Tutto ebbe inizio sicuramente da un avvenimento storico drammatico come quello della deportazione degli schiavi africani negli Stati Uniti, in particolare negli stati del Sud per lavorare come schiavi nelle piantagioni.
Furono loro che iniziano a cantare “worksong” nelle campagne durante il duro lavoro, lo spiritual e il gospel nelle funzioni religiose, il blues Dopo l’abolizione della schiavitù nel 1863 i numerosi neri si stabilirono nelle grandi città americane e molti di essi trovarono lavoro come musicisti. E contribuirono alla diffusione di questo nuovo genere. Queste forme di musica si riversarono tutte assieme nelle originarie e primitive forme del jazz che unite alla cultura dei bianchi immigrati che abitavano in quei luoghi danno origine al genere jazz come lo conosciamo.
Alla base del jazz ci sono tre caratteristiche fondamentali :
-Il ritmo: che nel jazz ha un suono tutto particolare fortemente sincopato
-improvvisazione: musicisti alle quali non manca l’esperienza improvvisano degli accenti delle sfumature tipiche del jazz
-la voce : nel jazz cantato l’uso della voce a toni bassi è l’elemento peculiare .


Il boom del jazz si ha negli anni ’30. La caratteristica principale dello stile è l’esecuzione di linee melodiche improvvisate con la presenza centrale di tre strumenti: tromba, trombone , clarinetto. Tappa fondamentale quanto consequenziale a New Orleans fu Chicago. Durante gli anni ’20, l’originario stile di New Orleans trovò la sua vera fioritura in Chicago e qui si affermò definitivamente Nella southside di Chicago, il quartiere nero, si sviluppò una fervente attività musicale e jazzistica. Qui vennero incisi i primi capolavori da parte delle bands. Chicago, fu dunque, un centro che segnò profondamente l’evoluzione del jazz e rimase costantemente un importante punto di riferimento per i musicisti, tanto è vero che, negli anni ’60 diverrà uno dei più importanti luoghi in cui si solidificheranno le tendenze d’avanguardia musicalmente e politicamente più radicali della cultura nero-americana. Proprio in questa città gli elementi della cultura occidentale e bianca contaminarono il jazz nero. La sensibilità bianca infatti, derivata dai modelli bianchi europei introdusse soluzioni armoniche più raffinate e sempre crescendo, la valorizzazione dell’ elemento solistico che si tradurrà nella preponderanza dell’improvvisazione del singolo e nella dominazione del sassofono, nonché nella nascita delle grosse formazioni annunciando lo stile swing.

martedì 13 novembre 2012

pick a bale of cotton


OH HAPPY DAY


DECULTURAZIONE

In etnologia, termine con cui si indica il processo distruttivo di una cultura da parte di una cultura dominante, operato tramite l'imposizione di modelli culturali, modi di vita, tecnologie diverse. Ciò può avvenire forzatamente, spesso accompagnato da vero e proprio etnocidio e genocidio, in seguito all'occupazione di un territorio da parte di popolazioni straniere, o alla dispersione e frammentazione di un popolo operata dai conquistatori. Meno immediata, ma più devastante, è la deculturazione prodottasi in seguito all'egemonia culturale esercitata, anche indirettamente, da un popolo tramite la sua superiorità economica e tecnologica, mediata dall'affermazione di un più vantaggioso modo di vita materiale. Tipico esempio di deculturazione imposta con la violenza è quello degli Indiani del Nordamerica, sradicati dalle proprie terre, perseguitati, decimati e costretti a mutare le proprie abitudini confinati in “riserve” il più delle volte improduttive; va segnalato, tuttavia, che l'opposizione a un processo di deculturazione seppur latente è sempre molto profonda, come appare dimostrato proprio dagli Indiani che, in questi ultimi decenni, hanno rilanciato i valori tradizionali della propria cultura, evidentemente non definitivamente cancellata. 

JAZZ


Storia del jazz.

Gli schiavi neri, deportati dall'Africa dal 1500 al 1865, si incontrarono con gli europei giunti a colonizzare le Americhe, e dall'incrocio di forze sotterranee di un popolo considerato istintivo (gli africani) e dall'idealismo occidentale nato dalla Grecia classica e dal mondo germanico fiorì una nuova forma culturale basata sulla creatività istintività conviviale e sull'improvvisazione; vocale e strumentale.
Nel sud degli Stati Uniti gli schiavi neri si mantennero legati alla loro musica e innanzitutto al canto; gli strumenti musicali portati dall'Africa, in particolare i tamburi, furono infatti confiscati in quanto i bianchi credevano che fossero usati per comunicare e per incitarsi alla ribellione. Le canzoni, work songs, le plantation songs, avevano vita per vincere la condizione di inferiorità e assoggettamento al quale erano costretti e per non dimenticare la propria identità delle quale i black codes (codici per i neri) li avevano privati. La tradizione musicale africana era collegata ad avvenimenti della vita quotidiana agricola e pastorale e manifestazioni guerresche.
La tradizione europea fornì l'impulso per attingere da altre forme musicali: la musica classica, i canti religiosi, le canzoni folcloristiche, le musiche da ballo, le marce, le opere liriche, e infine gli strumenti musicali dal pianoforte agli strumenti a fiato.
Tra le musiche sacre mutuate, un esempio è Oh Tannenbaüm, successivamente adattato a marcia e suonato in stile jazz
Infine il jazz definito New Orleans è basato sull'improvvisazione collettiva normalmente a tre voci; tromba, clarinetto e trombone. I temi provengono dal ragtime, dal blues, dalle marce, dalle canzoni popolari dell'epoca. Il termine dixieland spesso indica opere interpretate da musicisti bianchi come, per esempio, l'Original Dixieland band.
C'erano delle piccole orchestre che si potevano incontrare nelle strade di New Orleans; i cosiddetti street parade. Erano delle parate musicali che venivano utilizzate per le feste pubbliche come il Mardì Gras, per le manifestazioni, e a scopo pubblicitario: l'arrivo o la partenza di un battello, campagne elettorali, o l'apertura di un nuovo locale. Si accompagnava con ritmi lenti un funerale, per poi lanciarsi in ritmi scatenati al ritorno dalla sepoltura.
Durante la Prima Guerra Mondiale, a seguito della chiusura dei bordelli di New dalla parte del Ministro della Marina Militare, i musicisti, trovandosi senza lavoro, cercarono fortuna al Nord, risalendo il Mississippi. A Chicago, King Oliver, Louis Armstrong e altri fecero conoscere questa musica ad un vasto pubblico, ed alcuni giovani, come il cornettista Bix Beiderbecke ne furono attratti. Le prime importanti incisioni fatte da musicisti neri risalgono al 1923, dalla King Oliver's Creole Jazz Band, gruppo che incluse alcuni dei più importanti musicisti di New Orleans a Chicago. 

lunedì 12 novembre 2012

BALLATA

La ballata è una forma di poesia chiamata anche canzone a ballo perché destinata al canto e alla danza, è un componimento che si trova in tutte le letterature di lingua romanza e ha una particolare struttura. Inoltre era particolarmente caratteristica della poesia popolare Britannica e Irlandese dal periodo del Tardo Medioevo fino al 1800; usata ampiamente in Europa e più tardi in America, Australia e in Nord Africa. Questo tipo di poesia fu spesso utilizzata dai poeti e dai compositori a partire dal 1700 per produrre ballate liriche.

SPIRITUAL


Spiritual 

Benché per molti coloni americani i negri altro non fossero che scimmie, animali, esseri senz'anima è certo che per alcuni di loro - probabilmente per gli stessi? - era forte il desiderio di battezzarli, di redimerli e condurli sulla retta via, naturalmente dimenticandosi che erano loro a costringerli schiavi.

Dio, Cristo, la religione rappresentarono per i negri un modo per emanciparsi; anche in questo caso assistiamo ad una rielaborazione dell'officiare del culto dei bianchi, favorito dalla libertà della chiesa protestante in particolare Metodista e Battista.

I work song con tema religioso diventarono Spiritual. Questi si connotano per una maggiore complessità e per essere più articolati sul piano polifonico pur mantenendo l'impianto responsoriale.

Il tema trattato è di carattere religioso pur cercando, nella bibbia, fatti che trovino riscontro con la loro condizione sociale. 

IL SALOTTO BORGHESE


il salotto borghese

Nell' Ottocento la casa borghese ha il suo centro nel salotto, lo spazio dove si svolge la vita sociale e si accolgono gli invitati. Qui si trovano i mobili più prestigiosi e la famiglia mettte in mostra i suoi preziosi servizi d'argento. Le signore della buona società ricevono gli ospiti in un pomeriggio fisso della settimana, conversando di politica e cultura. Il salotto borghese è diverso da quelli  delle corti del  settecento in cui la nobiltà ospitava un pubblico raffinato; nei salotti delle case ottocentesche sono presenti i nuovi borghesi insieme ai  letterati. Questo è il luogo in cui nasce e si diffonde la musica romantica . Le trasformazioni economiche e sociali che caratterizzano la fine del '700 e l'inizio dell'Ottocento modificano i modi con cui ora si fa la musica. Il pianoforte diventa lo strumento principale del nuovo secolo. Il pianoforte possiede tutti i requisiti per esprimere la sensibilità romantica: una grande sonorità, la possibilità di porre in primo piano la melodia.

martedì 6 novembre 2012

BLUES


Il blues è una forma musicale vocale e strumentale la cui forma originale è caratterizzata da una struttura ripetitiva di dodici battute e dall'uso, nella melodia, delle cosiddette blue note.
Le radici del blues sono da ricercare tra i canti delle comunità di schiavi afroamericani nelle piantagioni degli stati meridionali degli Stati Uniti d'America (la cosiddetta Cotton Belt). La struttura antifonale (di chiamata e risposta) e l'uso delle blue note (un intervallo di quinta diminuita che l'armonia classica considera dissonante e che in Italia valse al blues il nomignolo di musica stonata) apparentano il blues alle forme musicali dell'Africa occidentale.
Molti degli stili della musica popolare moderna derivano o sono stati fortemente influenzati dal blues.
Sebbene ragtime e spiritual non abbiano la stessa origine del blues, questi tre stili musicali afroamericani si sono fortemente influenzati tra loro. Altri generi sono derivazioni o comunque sono stati fortemente influenzati da questi: jazz, bluegrass, rhythm and blues, talking blues, rock and roll, hard rock, hip-hop, musica pop in genere.
La ricerca musicale di molti artisti ha portato il blues, e soprattutto il jazz, a contatto con molteplici realtà musicali, creando stili 

WORK SONG


Work Song 

La prima forma di canto elaborato dalla comunità afroamericana trova la sua collocazione nel mondo del lavoro.

I Work Song, letteralmente canti di lavoro, sono nati durante il duro lavoro manuale cui gli schiavi erano sottoposti. Come in ogni parte del mondo, sono canti che favoriscono il coordinamento motorio e procurano "sollievo" alleviando la fatica del gesto motorio.

I work song sono caratterizzati da domanda e risposta. Una forma responsoriale mutuata dalla chiesa dei bianchi. Forse, forse anche per gli africani domanda e risposta è una formula musicale nota che si perde nel tempo, forse domanda e risposta è la forma musicale più remo

ROMANTICISMO


Il Romanticismo è stato un movimento artistico, musicale, culturale e letterario sviluppatosi in Germania (Romantik) preannunciato in alcuni dei suoi temi dal movimento preromantico dello Sturm und Drang, al termine del XVIII secolo e poi diffusosi in tutta Europa nel secolo seguente.
Il termine "Romanticismo" viene dall’inglese romantic che nella metà del XVII secolo usava questo termine riferendolo a ciò che rappresentava non la realtà ma quello che veniva descritto in termini "romanzeschi" in certa letteratura come quella dei romanzi cavallereschi. Accanto a questo primo significato si sviluppò e alla fine prevalse nel XVIII secolo quello di "pittoresco" riferito non solo a ciò che veniva artisticamente raffigurato ma soprattutto al sentimento che ne veniva suscitato.

il commercio degli schiavi


Il commercio degli schiavi 
Il commercio degli schiavi, una enorme tragica realtà di cattura, trasporto e vendita di esseri
umani, ha coinvolto decine di milioni di persone durante l’epoca moderna, dalla scoperta e
conquista dell’America all’Ottocento. L’epicentro è l’Africa, l’irraggiamento vastissimo,
verso l’Asia, l’Europa  e soprattutto l’America ; le conseguenze sociali, economiche e
demografiche molteplici ed ancora oggi molto discusse, variamente interpretate dagli storici e
spesso oggetto di un improprio « uso politico della storia ». Comprovato fin dai tempi più
antichi, il commercio di uomini e donne dell’Africa ha avuto inizio molto prima che gli
europei dell’epoca moderna esplorassero le coste del continente nero. Così è essenziale
distinguere bene tra le grandi forme di tratta degli schiavi che avevano fatto della popolazione
nera la fonte principale, se non l’unica, di approvvigionamento di schiavi: la tratta detta
orientale, la tratta interna africana, la tratta coloniale europea, detta anche “tratta atlantica” .
Queste tre forme di tratta degli schiavi non sono comparse nei medesimi periodi e non hanno
avuto la stessa durata, ma si sono sovrapposte all’epoca coloniale.
Lo storico francese Olivier Pétré-Grenouilleau, che più di altri ha messo l’accento sulla rilevanza della  tratta orientale, ha
stimato a 42 milioni di persone il totale delle vittime delle tratte africane :
• La tratta orientale,  con  destinazione il mondo arabo-musulmano, dall’anno 650
al 1900, circa 17 milioni di persone;
• la tratta intra-africana, in un periodo indefinito  che giunge sino al primo
Novecento, circa 14 milioni di persone, di cui una parte rivenduta ad europei o ad
arabi;
• la tratta atlantica, fatta dagli europei, dal 1519 al 1867, ma concentrata nel corso
del Settecento,  circa 12 milioni di persone.
La  tratta orientale si inserisce nella continuità delle pratiche schiaviste delle società
dell’antichità classica: l’antico Egitto, la Mesopotamia, l’impero romano, hanno in particolare
fatto abbondante ricorso agli schiavi africani per  il lavoro agricolo, nella costruzione degli
edifici pubblici e delle strade, ma anche per i lavori domestici. Erede del mondo romano,
l’impero bizantino ha continuato in questa pratica fino nel cuore del medioevo. Sorti in gran
parte sul territorio dell’impero bizantino, gli imperi arabi, a partire dal VII secolo, hanno
continuato questo trasferimento di popolazioni africane asservite fino ai centri dei nuovi
poteri, verso Mossul e Bagdad, per esempio.Il lavoro agricolo era allora la principale attività
garantita da questi schiavi e schiave, ma essi erano ugualmente destinati ai compiti
dell’economia domestica e agli harem. I circuiti di approvvigionamento di questi grandi
imperi sono rimasti pressoché immutati durante millenni: per via di terra attraverso il Sahara,
il deserto arabico, l’alta valle del Nilo, poi attraverso il Sinai, l’Anatolia, la valle del Tigri e
dell’Eufrate, e poi l’Asia centrale e i confini dell’impero russo a partire dalla fine del
Seicento; per via marittima attraverso il mar Rosso e il Golfo Persico partendo dalle coste
orientali dell’Africa, perfino dal Madagascar per quanto riguarda la tratta nella sua parte
araba. 2
Questa pratica di assai lunga durata è sopravvissuta ai numerosi cambiamenti politici e agli
sconvolgimenti religiosi: dal paganesimo antico all’Islam, passando per il cristianesimo tanto
greco che latino, la riduzione in schiavitù degli africani si è mantenuta in queste società ed è
stata alimentata da un commercio regolare di provenienza dall’Africa orientale, da Zanzibar
all’Abissinia, passando per la regione dei Grandi Laghi. Mentre è impossibile misurare
l’ampiezza della tratta antica e bizantina, in mancanza di fonti affidabili, sono stati effettuati
tentativi di valutazione quantitativa della tratta chiamata musulmana (o araba) - terminologia
questa sulla quale non vi è unanimità. Si stima che dal settimo al diciannovesimo secolo siano
stati strappati al continente nero dai 12 ai 17 milioni di persone, distribuite abbastanza
uniformemente nei 12 secoli. Ma queste cifre restano oggetto di vivaci controversie.
La tratta intra-africana, fondata principalmente sul rendere schiavi i prigionieri di guerra, è
esistita per un periodo ancora più lungo, del quale in mancanza di informazioni è
estremamente difficile fissare la durata. Sotto forme diverse, la schiavitù e il commercio delle
persone sono stati praticati diffusamente nella maggior parte delle società africane molto
prima dell’arrivo dei navigatori europei e indipendentemente dai circuiti delle tratte orientali.
Hanno potuto essere avanzate valutazioni che fanno della tratta dei neri interna all’Africa - la
cui esistenza è ancor oggi contestata da certi intellettuali africani - l’equivalente della tratta
orientale, ma ripartita su un periodo ancora più lungo. Tuttavia - essenziale questa diversità -
mentre la tratta orientale privava l’Africa di una parte della sua popolazione, la tratta africana
interna manteneva intatto il potenziale umano del Continente. E’ quindi la tratta più oscura
perché meno documentata. Secondo Peter Manning essa è divenuta dominante soltanto nella
seconda metà dell’Ottocento e nel primo Novecento, quando la sua entità diventa superiore a
quella che avevano raggiunto la tratta atlantica ed orientale. La crescita della tratta intraafricana in questo periodo, conseguenza della tratta atlantica che aveva favorito le guerre
interne africane, secondo alcuni studiosi avrebbe reso più fragile l’Africa nel periodo della
rivoluzione industriale europea ed avrebbe favorito la formazione degli imperi coloniali alla
fine dell’Ottocento.
La tratta atlantica, che prende l’avvio con gli imperi coloniali spagnoli e portoghesi e poi
cresce fortemente dalla fine del  Seicento con l’arrivo degli olandesi, francesi ed inglesi, con
lo sviluppo nelle Americhe delle economie di piantagione e con l’affermarsi del cosiddetto
commercio triangolare, presenta caratteristiche radicalmente nuove, sia qualitative che
quantitative. A differenza delle precedenti, essa ebbe preponderante carattere “razziale”: ne
furono vittime soltanto i Neri dell’Africa, al punto di rendere il termine “negro” sinonimo di
schiavo nella lingua francese del XVIII secolo. Questa “deriva razziale” dello schiavismo ha
portato al trasferimento di una ingente popolazione africana sul continente americano i cui
discendenti formano oggi un’importante componente, in alcuni casi come alle Antille perfino
come maggioranza. La tratta coloniale degli schiavi, organizzata dagli Stati più strutturati
dell’Europa moderna, è quella maggiormente documentata perché è stata oggetto di una
minuziosa legislazione (fiscale, commerciale, amministrativa, sanitaria). Gli archivi pubblici e
privati abbondano di documenti in merito ed hanno permesso agli storici, da più di tre
decenni, di analizzare con rigore i meccanismi messi in opera da armatori, capitani di navi,
fornitori di merci destinate a servire da moneta per l’acquisto degli schiavi sulle coste
africane, piantatori delle colonie acquirenti di questa mano d’opera schiava, amministratori
incaricati della gestione e della difesa delle colonie.
È ormai in maniera quasi unanime accettato che la tratta europea abbia prelevato in Africa fra
i 12 e i 13 milioni di esseri umani, comprese tutte le destinazioni, dei quali circa un terzo
donne. La mortalità durante le traversate era molto variabile secondo le spedizioni, ma il
numero dei morti nel corso delle traversate - accuratamente registrati sui libri di bordo - si è 3
elevato mediamente  a circa il 15% del totale degli schiavi imbarcati, facendo dell’Atlantico il
«più grande cimitero della storia»; ai quali devono essere aggiunte le vittime. Dal livello di
circa il 30% nel XVII secolo, la mortalità degli schiavi è scesa al 12% alla fine del XVIII
grazie alla minore durata delle traversate e all’incontestabile miglioramento dell’igiene e
dell’alimentazione degli schiavi, per risalire a più del 15% nel corso dell’Ottocento durante il
periodo della tratta illegale. Altra particolarità della tratta coloniale: la sua durata fu molto più
breve di quella della tratta orientale e intra-africana, perché si svolse dalla fine del
Quattrocento fino agli anni 1860. Il Settecento concentra da solo il 60% delle spedizioni,
l’Ottocento - periodo nel quale la tratta era diventata illegale - quasi il 33%, mentre i secoli
precedenti  raggiungono a malapena il 7% del totale. 
Eppure la massima intensità della tratta europea degli schiavi, che le attribuì tutta la sua
specificità storica, si è in realtà concentrata su  un periodo molto più breve, poiché il 90%
degli schiavi africani deportati verso le colonie europee delle Americhe  lo sono stati fra il
1740 e il 1850, ovvero in poco più di un secolo. Proprio questo carattere di brutalità,
circoscritto a un lasso di tempo molto corto, ha profondamente segnato gli spiriti e urtato le
coscienze di molti contemporanei: fra il 1780 e gli anni ’20 del 1800, circa 100.000 africani
furono comperati ogni anno, cifra che nessun’altra  tratta negriera ha mai raggiunto ed alla
quale neppure si è mai avvicinata. La graduatoria delle potenze negriere si stabilisce sulla
base delle statistiche della tratta stessa: il Portogallo ha effettuato il trasferimento alle
Americhe di più di 4,6 milioni di schiavi. Dopo aver inaugurato questo commercio a partire
dalla metà del Quattrocento, ha svolto la parte essenziale della tratta illegale nell’Ottocento.
La Gran Bretagna viene in seconda posizione, con più di 2,6 milioni di schiavi, una parte dei
quali fu venduta nelle colonie spagnole. La Spagna, malgrado l’immensità del suo impero
americano, arriva soltanto al terzo posto, soprattutto nell’Ottocento a causa dell’attività di
Cuba, punto di partenza di un buon numero di navi della tratta clandestina. Gran parte
dell’approvvigionamento in schiavi delle colonie spagnole fu eseguito dai britannici. La
Francia occupava il quarto posto, con circa 1,2 milioni di deportati sulle proprie navi, dei
quali circa l’80% furono destinati a Santo Domingo (Haiti), primo produttore mondiale di
zucchero alla fine del Settecento.
La geografia dell’Europa negriera è ben nota: i grandi porti negrieri si concentrarono in un
triangolo che andava da Bordeaux a Liverpool e all’Olanda. Questa parte nord-occidentale
d’Europa organizzò più del 95% delle spedizioni negriere europee. In ordine d’importanza i
grandi porti della tratta sono stati Liverpool, con 4.894 spedizioni identificate, seguito da
Londra (2.704), Bristol (2.064), Nantes (1.714), Le Havre-Rouen (451), La Rochelle (448),
Bordeaux (419), Saint-Malô (218). Si deve segnalare il caso del Portogallo. Primo paese
negriero, di gran lunga davanti a Inghilterra e Francia, questo Paese seguì una pratica diversa:
i circuiti non partivano sistematicamente da Lisbona, ma il commercio degli schiavi si
svolgeva fra il Brasile - di gran lunga la principale destinazione - e le coste dell’Angola, della
Guinea o del Mozambico, attraverso l’Atlantico meridionale.
Un aspetto particolare del commercio negriero: il pagamento degli schiavi sulle coste
dell’Africa, nei regni costieri che si erano strutturati intorno a questo lucrativo commercio, si
faceva soltanto eccezionalmente in metalli preziosi, e abitualmente invece con manufatti:
tessuti, ferramenta, stoviglie, armi bianche e da fuoco, alcool, bigiotteria.  Queste merci, dette
da tratta, non erano affatto, come spesso si è pensato, di cattiva qualità o di valore irrisorio: in
cambio di prigionieri (il più sovente in seguito a  guerre o razzie), i re africani che
controllavano la tratta a monte ottenevano strumenti di prestigio che garantivano loro un
potere spesso molto esteso ed anche le armi necessarie a intraprendere nuove conquiste e
nuovi schiavi. Per l’Europa qui stava la novità del commercio triangolare, questo scambio di 4
una forza lavoro destinata alle sue colonie contro  prodotti usciti dall’attività manifatturiera
delle sue città e campagne era altamente remunerativo. Non soltanto l’acquisto di schiavi
contribuiva alle attività manifatturiere più diverse e sovente distanti dai porti negrieri, ma
quegli schiavi venduti alle colonie costituivano la mano d’opera indispensabile per la
produzione delle derrate coloniali (zucchero, caffè, cacao, tabacco) molto ricercate in
un’Europa in pieno sviluppo. Queste merci coloniali, trasformate sul continente europeo,
venivano esportate lontano dai porti d’arrivo e procuravano notevoli guadagni. Inoltre, e a
quel tempo si trattava di un elemento di capitale importanza, il «baratto» di schiavi contro
merci evitava l’uscita dall’Europa di metalli preziosi, la cui presenza era il metro con cui si
calcolava la ricchezza di un paese.
Quale fu l’impatto economico della tratta sullo sviluppo dell’economia europea ? Secondo
alcuni studiosi, si è molto esagerata la rilevanza della tratta sull' economia dei paesi negrieri
dell' Europa, che non sarebbe stata una componente particolarmente rilevante dello sviluppo
settecentesco, generando profitti abbastanza ridotti, tra l’8 ed il 10%. Occorre tuttavia rilevare
che la tratta costituiva  una parte strutturale ed  integrante del sistema economico
internazionale. Deve quindi essere presa in considerazione la totalità del circuito commerciale
negriero: a monte, le attività sviluppate da un flusso continuo di armamento di navi per questo
commercio, pesantemente caricate di manufatti, la costruzione navale, l’attrezzatura e la
manutenzione delle navi; a valle, l’esistenza delle colonie della zona tropicale e le loro
produzioni agricole di elevato valore agli occhi di una clientela europea sempre più numerosa
ed esigente. Queste colonie furono non soltanto fonti di immensi profitti, tanto per i piantatori
che per i negozianti dei porti, ma erano considerate come i segni più visibili della potenza
delle metropoli. Nel Settecento le guerre franco-inglesi avevano tutte sullo sfondo la rivalità
per la supremazia coloniale. Ora, senza la mano d’opera fornita dalla tratta negriera, queste
colonie non sarebbero state altro che inutili terre vuote.
E quale fu l’impatto demografico sull’Africa ? Per i paesi africani si è anche sostenuta la tesi
paradossale che la tratta avrebbe avuto effetti positivi, avendo allentato gli effetti negativi
della crescita della popolazione oltre a fornire ricchezza monetaria e merci che avrebbero
favorito lo sviluppo; essa poi non avrebbe avuto effetti demografici sensibili. La realtà fu
probabilmente assai diversa: se è vero che sull' intero continente subsahariano - che nel
Settecento contava forse 70 milioni di abitanti - gli effetti quantitativi di un flusso
complessivamente imponente, ma assai diluito nel tempo, non furono rilevanti, ciò non è vero
sicuramente per le aree che pagarono il più alto prezzo alla tratta. Questa non solo era
selettiva, privilegiando uomini e donne giovani di età e robusti di costituzione, ma era anche
quantitativamente importante, influenzando la stabilità e la crescita demografica. Ve ne sono
prove, nel corso del Settecento, in varie regioni dell' Africa occidentale. Infine, quale calcolo
potrebbe mai valutare il costo del degrado umano, sociale e civile (e la sua durata nel tempo)
che la tratta inflisse alle popolazioni africane ?
Così soprattutto nel Seicento e nel Settecento  la  tratta degli schiavi costituì il cuore della
ricchezza e della potenza coloniale delle grandi nazioni d’Europa, ma la sua violenza ne fece
il principale bersaglio della nascente contestazione del sistema coloniale. Il movimento
antischiavista e abolizionista, all’inizio sorto e formatosi negli Stati Uniti al momento della
Dichiarazione d’Indipendenza, poi in Inghilterra e in Francia alla fine degli anni 1780, mise
l’eliminazione della tratta al primo posto nei suoi obiettivi politici. La prima tappa sarebbe
dovuta essere la sua proibizione mediante un accordo fra i grandi paesi europei; ne sarebbe
derivata una trasformazione delle condizioni stesse della schiavitù, che avrebbe aperto la
strada alla sua soppressione progressiva, senza scontri né crolli economici. Per il movimento
abolizionista internazionale, la schiavitù era una  conseguenza del crimine iniziale 5
rappresentato dalla tratta, il crimine assoluto. La sua scomparsa avrebbe avuto un doppio
effetto benefico: da una parte, l’estinzione programmata della schiavitù, sostituita dal
salariato, e dall’altra la fine dello spopolamento dell’Africa.
Questo schema, idealizzato all’estremo dai più ferventi antischiavisti, l’Abbé Grégoire e
Mirabeau in Francia, Thomas Clarkson e William Wilberforce in Inghilterra, nei fatti non si è
mai realizzato in questa forma. In Francia, la prima abolizione della schiavitù, il 4 febbraio
1794, venne imposta dalla “rivoluzione nera” di Haiti a una Convenzione che non si
prospettava certo di procedere tanto in fretta, ma  Napoleone la ristabilisce nel 1802 e
organizza la spedizione contro Haiti. Nel 1815, a
l Congresso di Vienna, le potenze europee si
accordarono per mettere fuori legge la tratta negriera, tuttavia in nessun luogo si vide come
conseguenza anche la contemporanea scomparsa della  schiavitù. Nella maggior parte dei
paesi europei la tratta viene abolita molto prima della schiavitù:  in Inghilterra, dove il
movimento abolizionista era molto potente, come pure negli Stati Uniti, la tratta fu abolita con
una legge nel 1807, ma la schiavitù resiste fino al 1833, negli Usa si ha l’abolizione della
tratta nel 1808, e la fine della schiavitù nel 1860;  in Francia infine la tratta è abolita nel 1817,
ma la schiavitù soltanto nel 1848. Da ricordare infine che una tratta illegale mantenne a lungo
in funzione i circuiti di approvvigionamento delle grandi piantagioni del Brasile, di Cuba e
perfino degli Stati Uniti. La Gran Bretagna impegnò la propria forza navale contro i questa
tratta illegale, ma riuscì ad eliminarla soltanto   verso la metà dell’Ottocento. Il Brasile
abolisce poi ufficialmente la tratta nel 1850 e l’ultima nave negriera giunge a Cuba nel 1867.

lunedì 5 novembre 2012

schiavismo


Lo schiavismo è quel sistema sociale ed economico basato sulla schiavitù, e quindi dell'imposizione di diritti di proprietà sulla persona. Secondo definizione dell'ONU, la schiavitù è
« lo stato o la condizione di un individuo sul quale si esercitano gli attributi del diritto di proprietà o taluni di essi, e lo «schiavo» è l’individuo che ha tale stato o condizione »
Storicamente il proprietario di uno schiavo aveva diritto di vita e di morte su di esso e sulla sua famiglia, e aveva diritto a sfruttarne il lavoro senza fornire nessun compenso; spesso il costo per il lavoro degli schiavi era limitato al necessario per la loro sopravvivenza. Uno schiavo poteva nascere in questa condizione, se figlio di schiavi, oppure poteva perdere la libertà in determinate situazioni, le più comuni delle quali erano la cattura in guerra o la schiavitù per debiti, per cui un debitore, se non era in grado di rimborsare il proprio creditore, diventava egli stesso una sua proprietà.
La definizione dello schiavismo comporta innumerevoli problemi: infatti esistono le più svariate forme di transizione tra rapporti di semplice sfruttamento e rapporti di schiavitù vera e propria . La complessità del problema rende perciò arduo valutare statisticamente il fenomeno nelle varie società. Tra le varie e numerose forme di schiavismo moderno, particolarmente vergognosa è la piaga della schiavitù di bambini reclutati a scopi militari, o di soddisfacimento sessuale, o per i lavori forzati nell'agricoltura.
In quanto segue, si ripercorrono alcune tappe storiche del fenomeno, cominciando dall'antichità classica. Secondo la maggior parte delle fonti, il termine schiavo deriva dal termine "slavo", in quanto nel medioevo il commercio di schiavi si riforniva soprattutto nell'Europa orientale. Questo è vero 

martedì 23 ottobre 2012

VERDI


Giuseppe Fortunino Francesco Verdi nasce il 10 ottobre 1813 a Roncole di Busseto, in provincia di Parma. Il padre, Carlo Verdi, è un oste, la madre invece svolge il lavoro della filatrice. Fin da bambino prende lezioni di musica dall'organista del paese, esercitandosi su una spinetta scordata regalatagli dal padre. Gli studi musicali proseguono in questo modo sconclusionato e poco ortodosso fino a quando Antonio Barezzi, commerciante e musicofilo di Busseto affezionato alla famiglia Verdi e al piccolo Giuseppe, lo accoglie in casa sua, pagandogli studi più regolari ed accademici. 

Nel 1832 Verdi si trasferisce quindi a Milano e si presenta al Conservatorio, ma incredibilmente non viene ammesso per scorretta posizione della mano nel suonare e per raggiunti limiti di età. Poco dopo viene richiamato a Busseto a ricoprire l'incarico di maestro di musica del comune mentre, nel 1836, sposa la figlia di Barezzi, Margherita. 

Nei due anni successivi nascono Virginia e Icilio. Intanto Verdi comincia a dare corpo alla sua vena compositiva, già decisamente orientata al teatro e all'Opera, anche se l'ambiente milanese, influenzato dalla dominazione austriaca, gli fa anche conoscere il repertorio dei classici viennesi, soprattutto quello del quartetto d'archi. 

Nel 1839 esordisce alla Scala di Milano con "Oberto, conte di San Bonifacio" ottenendo un discreto successo, purtroppo offuscato dall'improvvisa morte, nel 1840, prima di Margherita, poi di Virginia e Icilio. Prostrato e affranto non si dà per vinto. Proprio in questo periodo scrive un'opera buffa "Un giorno di regno", che si rivela però un fiasco. Amareggiato, Verdi pensa di abbandonare per sempre la musica, ma solo due anni più tardi, nel 1942, il suo "Nabucco" ottiene alla Scala un incredibile successo, anche grazie all'interpretazione di una stella della lirica del tempo, il soprano Giuseppina Strepponi. 

lunedì 22 ottobre 2012

rossini


Gioacchino Rossini nasce a Pesaro, nello Stato Pontificio, il 29 Febbraio del 1792 da padre (Giuseppe Antonio Rossini) musicista e madre (Anna Guidarini) modista ma con buone doti canore.
Il Giovane Rossini iniziò sin da bambino a dedicarsi alla musica ricevendo lezioni di canto, spinetta e corno (dal padre), prediligendo le composizioni di Mozart e Haydin tanto da essere soprannominato "Tedeschino". Iniziò anche a comporre alcune musiche sacre e già a 13 anni ottenne il primo premio al liceo con la cantata "Pianto d'Armonia per la morte di Orfeo".
Nel 1806 la compagnia di Bologna Mombelli commissionò al quattordicenne Rossini l'opera "Demetrio e Polibio" che non venne però mai rappresentata fino al 1812.
Il suo esordio lo ebbe a Venezia, a soli 18 anni, quando venne rappresentata al Teatro S. Moisè "La cambiale di Matrimonio" con un discreto successo.
Nei due anni successivi l'attività compositiva di Rossini fu intensissima e scrisse ben sette opere con risultati alterni sino a debuttare il 26 Settembre del 1812 alla Scala di Milano con "La Pietra del Paragone" che meritò ben 53 repliche.
La consacrazione definitiva l'ebbe però con le opere "Tancredi" e "L'Italiana in Algeri" rappresentate a Venezia nel 1813 rispettivamente al Teatro La fenice e al Teatro S. Benedetto.
Nel maggio del 1815 Rossini parte da Bologna per Napoli sotto consiglio dell'impresario Barbaja e qui scrive "Elisabetta Regina d'Inghilterra" rappresentata con grande successo al teatro S. Carlo nello stesso anno con Isabella Colbran nel ruolo di Elisabetta. Presenta a Roma "Torvaldo e Dorliska" che viene accolta senza entusiasmo, quindi il 20 Febbraio 1816 al Teatro Argentina di Napoli "Il Barbiere di Siviglia" che risulta inizialmente un totale fiasco (forse anche per la devozione dei Napoletani a Paisiello che aveva già composto un "Barbiere") ma riscontrando poi nel resto d'Italia e poi all'estero un buon successo.
Per un paio d'anni Rossini fa la spola tra Roma e Napoli presentando "La Gazzetta", "Otello" con notevole successo, "Cenerentola" (accolta freddamente all'inizio), "Armida" e "Adelaide di Borgogna" che non incontrano i favori del pubblico. Nel mentre si afferma nuovamente alla Scala di Milano con "La Gazza Ladra" dove ottiene un grandissimo successo.

lunedì 8 ottobre 2012

il melodramma


Melodramma  è sinonimo di opera.
Il termine è talvolta utilizzato anche per indicare il libretto di un'opera , interpretando l'etimologia come dramma per canto anziché come abbinamento di canto e azione.
Cinema
Per estensione, nel cinema per melodramma si intende un film a tinte forti, basato su una trama romanzesca, ricca di colpi di scena e al limite dell'inverosimile, scopertamente mirata a commuovere lo spettatore. I personaggi sono tratteggiati in modo netto e sono quasi sempre suddivisi in modo manicheo tra buoni e cattivi. Un esempio classico di cinema melodrammatico è il cosiddetto "neorealismo d'appendice", in particolare quello realizzato da Raffaello Matarazzo, come la trilogia con Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson Catene, I figli di nessuno, Torna!.
Uno dei maggiori esponenti del mélo è Douglas Sirk. Il genere si evolve con Rainer Werner Fassbinder. Sintesi principale tra il "maestro" Sirk e l'allievo Fassbinder è la pellicola La paura mangia l'anima , punto di unione e allo stesso tempo di rottura con lo schema classico americano.
Dalla rottura dello schema americano perpetrato da Fassbinder, deriva l'opera di Pedro Almodóvar. Nel regista spagnolo si parla addirittura di un genere trasversale definito da alcuni critici, "almododrama". I film di Almodóvar irridono le regole classiche alla Sirk, stravolgendo e ribaltando il tema dell'amore uomo-donna, ampliandolo a gay, lesbiche, transessuali. In questo modo le dinamiche narrative, le schermaglie sentimentali, i fini sociali assumono spesso tratti parossistici, creando la de-generazione di un genere tradizionale.

martedì 2 ottobre 2012

teatro


Il teatro è un insieme di differenti discipline, che si uniscono e concretizzano nell'esecuzione di un evento spettacolare dal vivo.
Proveniente dal greco , comprende le arti tramite cui viene rappresentata, sotto forma di testo recitato o drammatizzazione scenica, una storia . Una rappresentazione teatrale si svolge davanti ad un pubblico utilizzando una combinazione variabile di parola, gestualità, musica, danza, vocalità, suono e, potenzialmente, ogni altro elemento proveniente dalle altre arti performative. Non sempre è necessaria la presenza di un testo: il movimento del corpo in uno spazio con fini artistici ed illustrativi, eseguito di fronte ad uno spettatore, è definito di per sé teatro. Oltre al teatro di prosa in cui la parola  è l'elemento più importante, il teatro può avere forme diverse, come l'opera lirica, il teatro-danza, il kabuki, la danza katakali, l'opera cinese, il teatro dei burattini, la pantomima, che differiscono non solo per area di nascita, ma per il differente utilizzo sia delle componenti che costituiscono la rappresentazione, sia per i fini artistici che esse definiscono.
La particolare arte del rappresentare una storia tramite un testo o azioni sceniche è la recitazione, o arte drammatica. In molte lingue come il francese l'inglese, il russo, il tedesco , l'ungherese  il verbo "recitare" coincide col verbo "giocare". Il termine italiano, invece, pone l'accento sulla finzione, sulla ripetizione del gesto o della parola.

mercoledì 30 maggio 2012

moog

Il moog (pronuncia corretta: mog, come dichiarato dallo stesso inventore Robert Moog in un articolo incluso nel libro The Origins of the Synthesizer: An Interview with Dr. Robert Moog) è un sistema di sintetizzatori basati su tastiera progettato e costruito dall'ingegnere statunitense Robert Moog, da cui ha poi ereditato il nome. Vi sono numerosi tipi di moog, anche se i più utilizzati sono stati il Polymoog ed ilMinimoog.